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Report dal CONTEST

ContestFILM IN CONCORSO

Si è conclusa domenica 9 Giugno la terza edizione del Contest – Il documentario in sala, al Nuovo Cinema Aquila di Roma, dopo quattro giornate [dal 6 al 9 Giugno] intense di proiezioni di documentari, tutti di alto livello, presentati dal direttore artistico del Nuovo Cinema Aquila Massimo Vattani.

Contest – Il documentario in sala conclude così l’ultima rassegna, almeno per questa stagione, del Nuovo Cinema Aquila, che anche quest’anno, tra le altre cose, ha portato al centro dei suoi interessi il documentario [pensiamo ad esempio all’apporto che, in questo senso, ha dato Il Festival delle Terre, tenutosi dal 7 al 10 maggio, del quale vi abbiamo parlato sia qui che qui], un genere da molti considerato d’elite, ma che invece ha bisogno di essere riscoperto, e che consideriamo un’arma potentissima sia di denuncia sociale che di vita vissuta, capace di raccontare il mondo e il percorso esistenziale di uomini e donne, ciascuno con un sua esclusiva personalità. L’aver portato, dunque, il documentario in sala, è un modo per dimostrare quanto il genere documentaristico sia legato imprescindibilmente al cinema, e di conseguenza alla sala cinematografica, e quanto sia d’impatto sul pubblico.

Sette sono stati i film in concorso, diversi l’uno dall’altro ma complementari, tutti immersi in un contesto individuale unico, ma reciprocamente uniti dal tema che quest’anno il Contest ha scelto: il Territorio tra azioni, spazi e visioni.

smsEccezionalmente quest’anno ad essere premiati sono stati due documentari. Il primo premio, come miglior documentario, è andato a La seconda natura, di Marcello Sannino, mentre il secondo premio è andato a SMS – Save my soul, di Piergiorgio Curzi.

Dei sette documentari in concorso ne abbiamo visionati 5, escludendo, ma solo per ora, Nomuosfilm di Enzo Rizzo, e Materia oscura di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Tre, invece, i film fuori concorso, di cui vi parleremo nei prossimi giorni, dedicati alle stragi irrisolte in Italia: Un solo errore. Bologna, 2 agosto 1980, di Matteo Pasi; Suicidio Italia, di Filippo Soldi, e Per mano ignota. Peteano una strage dimenticata, di Cristian Natoli.

Tra tutti i documentari presentati, ciascuno degno di interesse, ha attirato la nostra attenzione Lo stato della follia, di Francesco Cordio, che consideriamo il miglior documentario presentato in questa rassegna, stranamente non premiato dalla giuria, e al quale abbiamo voluto dedicare una pagina a parte, che potete visionare qui. Cordio, già sensibile al tema della malattia mentale, dopo OPG – Dove vive l’uomo?, torna sull’argomento occupandosi del vergognoso stato di degrado in cui versano gli OPG, ovvero gli ospedali psichiatrici giudiziari italiani, all’interno dei quali sono rinchiusi detenuti dimenticati dallo stato, ai quali Cordio dà voce, insieme con la Commissione parlamentare d’inchiesta chiamata nel 2009 a verificare l’efficienza degli OPG. A fare da “Virgilio” in questo mondo ai più purtroppo sconosciuto, è Luigi Rigoni, ex detenuto dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, altra vittima dello Stato, ora libero.

SMSÈ alla figura dell’eclettico Gerardo Marotta, avvocato e filosofo napoletano, che Sannino ha dedicato La seconda natura. Gerardo Marotta nella sua lunga carriera ha ricevuto importanti e doverosi riconoscimenti, anche all’estero, e ora, all’età di 86 anni, non ha perso il suo entusiasmo e la sua voglia di diffondere cultura, in particolare ai giovani, con i quali spesso condivide le sue giornate. È incredibile quanta forza e grinta sia ancora in grado di mostrare Marotta, fondatore, nel 1975, dell’Istituto Italiano per gli studi filosofici, con sede a Napoli, del quale è presidente, e nel quale sono conservati qualcosa come  300.000 volumi, ai quali si sta cercando una destinazione, con l’obiettivo di renderli fruibili. È la determinazione di questo umanista così attento alla cultura, e preoccupato dalla dilagante ignoranza verso la quale stiamo andando incontro, a venir fuori in questo documentario, nel quale lo stesso Marotta non perde occasione di parlare della filosofia hegeliana, della sua idea metafisica di stato, della sua Napoli e del suo passato, che poi è anche il passato dell’Italia. La seconda natura è un documentario che potremmo definire di propaganda culturale, in questo senso quindi ragionato, che vuole essere un incoraggiamento alle nuove generazioni a “fare la vita” e ad “essere vivi”, come lo stesso Marotta asserisce.

L'amore e la folliaLa seconda natura, però, ha il difetto di risultare sovraccarico di concetti, idee e riflessioni troppo compresse per una sola ora di durata, e che dunque avrebbero invece avuto bisogno di essere meglio dilazionate. Non è facile, certo, dedicare un documentario ad una figura così estroversa e ricca come quella dell’avvocato Marotta, e dunque va dato adito a Sannino di essere riuscito ad avvicinarci a lui, seppur superficialmente. Il montaggio de La seconda natura non è serrato, probabilmente perché, essendo un documentario molto parlato, solo a tratti ci sono incursioni di alcuni filmati d’epoca, ai quali invece sarebbe stato opportuno dare più spazio.

SMS – Save my soul, di Piergiorgio Curzi, è un documentario che potremmo definire intimista e psicologico, incentrato sulla solitudine e sul bisogno di affetto di Nicolino Pompa, un uomo e poeta sui generis di origini romane. Nicolino da sempre ama scrivere poesie, e, da ormai diversi anni, è un assiduo lettore di annunci di lavoro o di persone in cerca di compagnia. Nicolino ama le donne, e a loro, attraverso il computer, tra chat e e-mail, e attraverso sms e telefonate, dedica versi in rima [come questo: “Un po’ per tenerezza un po’ per gioco ci stiamo conoscendo a poco a poco. Sfogliamo adagio questa margherita, con un po’ di mistero e di poesia conquista più colore questo stralcio di vita”], a volte profondi, a volte leggeri. Sono proprio le donne, e il bisogno di non sentirsi solo, ad arricchire la vita di questo uomo di mezza età, padre di famiglia dalla vita complicata, che in SMS-Save my soul, mostra un carattere turbolento ma anche sensibile e paziente, come fa vedere ad esempio nella visita alla figlia o nel rapporto con un figlio un po’ ribelle. Curzi dirige un documentario molto particolare, che in realtà è più una testimonianza di vita, tutto incentrato sulle relazioni virtuali che si instaurano oggi tra gli uomini e le donne, sul bisogno di comunicare le proprie ansie e le proprie illusioni ad estranei, e lo fa con discrezione, lasciando appunto la libertà a Pompa di esprimersi e raccontarsi. SMS-Save my soul merita attenzione in quanto capace di porre l’attenzione su un aspetto, “la ricerca dell’altro” e la paura di rimanere soli, attraverso la quotidianità di un uomo qualunque, ma dalla forte personalità. Curzi non dà spazio a pietismi, ma anzi unisce l’amarezza per una vita mai del tutto soddisfacente, fatta di delusioni, privazioni ed errori, ad una ironia sottile, che rientra nella personalità del protagonista del film.

Pompa non illude le “sue” donne, alle quali non racconta favole e non promette niente. Ha solo bisogno di amarle tutte, di eccitarle con la sua voce, di “viziarle” con dei versi teneri e a volte elementari, e in particolar modo di esibire la sua tenerezza..

La libraire de belfast 2Lodevole, sia registicamente che tecnicamente, Le libraire de Belfast, di Alessandra Celesia, un documentario delicato e contemporaneamente molto vivace, nel quale un eclettico librario, ora in pensione, John Clancy, ci accompagna all’interno della città di Belfast, in Irlanda. Più precisamente, Clancy ci presenta, parallelamente, la sua vita di libraio e lettore, e quella di tre giovani, suoi vicini di casa: i fratelli Robert e Connor, il primo, rispettivamente, un rapper e punk dilettante, amante della storia romana e della lettura, ma dislessico, e il secondo, un appassionato di musica lirica, con il sogno di diventare un cantante d’opera, e Jolene, una giovane ragazza che si esibisce nei locali irlandesi come cantante.

Le librarie de Belfast, vincitore al Festival dei Popoli, e presentato alla Berlinale, giunta alla sessantatreesima edizione, insieme con Materia oscura,  è un film di grande impatto, nel quale è proprio il valore e il significato del sogno il perno intorno al quale Clancy ha costruito la sua vita. Ciò che non andrebbe mai tolto ad un essere umano è proprio la libertà di sognare, pensa Clancy, ma è proprio questo quello che stanno facendo i reality show, in cerca di talenti da sfruttare fino a che ciò è possibile, per poi dimenticarli. È molto particolare il rapporto del libraio con i libri, ai quali parla come fossero persone in carne e ossa, riversando nei loro confronti molte cure, salvandoli dall’incuria e restaurandoli [“Piano Clancy. Gentile e cauto”, dice a sé stesso mentre li ricompone].

Lo stato della follia 2Tra i tanti aspetti importanti che legano i documentari rientrati in questa terza edizione di Contest – Il documentario in sala, c’è il coraggio dei protagonisti che ne hanno fatto parte. In L’amore e la follia, di Giuseppe Casu,  è il coraggio di 30 lavoratori del ROS, reparti Operativi Speciali, impegnati a lavorare nelle miniere di San Giovanni, in Sardegna, un paese circondato in gran parte da miniere, a venire fuori. Era il mese di Giugno del 1992, quando i 30 operai, dopo aver ricevuto la lettera di cassa integrazione, decisero di reagire occupando la miniera e prendendo in ostaggio 3 Kg di esplosivo. La notizia balsò alle cronache, e il caso venne seguito con partecipazione. Questa protesta, però, non era solo dettata da una rivendicazione del diritto al lavoro, ma anche dalla precaria condizione nella quale vivevano i figli degli operai e da una richiesta: quella di puntare sulle imprese, il futuro della società, che pian piano avrebbero soppiantato le miniere.

Casu  costruisce  un documentario che unisce le testimonianza di due operai, Manlio Massale e Silvestro Papinuto, a diverse immagini d’archivio che ci raccontano il trasporto con il quale sia gli operai che le loro famiglie seguirono questa battaglia, “perché le occupazioni sono cose dolorose”, come asserisce Silvestro. Mentre Manlio ci racconta, da ex cronometrista, l’organizzazione del lavoro in miniera, Silvestro ci spiega il lavoro all’interno dell’oscurità della miniera, lui che per anni si è occupato della perforazione della miniera. Sono la follia, intesta qui come reazione, risposta determinata e inusuale ad una ingiustizia, e l’amore per la vita, i principi intorno al quale Casu si muove per dirigere questo documentario, semplice e genuino.

Gilda Signoretti

InGenere Cinema

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